Trasmissione fede ai figli_abramo e sara_ritiro genitorialità

don Cristiano Marcucci (direttore Diocesano Ufficio Famiglia) campo genitorialità – luglio 2009 Trasmissione della fede ai figli
la responsabilità dei genitori nell’educazione alla fede
Educare significa dare ai figli buoni ricordi, i quali, al momento opportuno, si accenderanno come lampade e illumineranno il loro cammino. Non soltanto il bambino viene alla luce attraverso suo padre e sua madre, ma anche i genitori attraverso il loro bambino. Non arrogatevi il diritto di prendere decisioni al posto dei vostri figli, ma aiutateli a capire bisogna decidere, e non si spaventino se ciò che amano richiede fatica e fa qualche volta soffrire: è più insopportabile una vita vissuta per niente.
Premessa 1.
Cosa si intende per trasmissione della fede.
Qual è l’obiettivo dell'educazione della fede.

Quando dei genitori decidono di mettere al mondo un figlio non gli domandano il permesso, ma gli
“impongono” la vita. Consciamente o inconsciamente i figli, nella loro esistenza, domanderanno il
perché di questa scelta. L’educazione è l’impresa, che dura tutta la vita, di rispondere a questa
domanda dei figli.
L’educazione è una grande responsabilità; come dice lo stesso termine è un “dare risposta”, un
rendere ragione del dono della vita.
Quale è il volto del nostro destino? Siamo qui per caso, viviamo per caso e quindi moriamo come se
non fossimo mai esistiti oppure siamo in ogni momento portati nelle braccia di un Amore, di una
Persona che ci ama? Educare significa introdurre la persona umana nell’incontro con il suo destino,
accompagnarla nello scoprire il senso della sua vita.
Procreazione: dare alla luce (vita data) → Generazione: dare la luce (vita donata): i genitori non
danno solo la vita, ma anche il senso della vita, la speranza. La generazione dei figli non è tanto
(solo) fisica, ma è dare la Vita, farli diventare adulti, soprattutto nella fede.
Premessa 2.
Educazione alla relazionalità/amore, alla bellezza della vita – non settoriale


L’educazione non va a settori, a compartimenti stagni. È impensabile educare alla fede senza far
crescere tutto l’uomo.
La parola d'ordine dovrebbe essere quella di educare ad un'autentica relazionalità.
Propriamente parlando, non si può educare “alla” fede. La fede non si insegna, ma si trasmette,
come la vita da vivente a vivente (cioè da credente a credente). Si educa piuttosto nella fede.
Quindi non si educa al valore vita, onestà, fortezza, ecc. tipo compartimenti stagni, ma si educa alla
vita, che in termini più espliciti significa educare all’amore. Scoprire che la vita è una chiamata
(vocazione) del Dio amore, e siamo chiamati ad amare i fratelli.
Educazione alla fede, non vuol dire semplicemente imparare ai figli a dire le preghiere, andare a
Messa, far parte di qualche gruppo parrocchiale, vuol dire far scoprire al proprio figlio l’amore di
Dio, l’aspetto più importante della vita in assoluto.
Oggi, più che mai forse, in una società scristianizzata, i nostri figli hanno bisogno di una fede
personalizzata, non per tradizione, ma frutto di una decisione personale, una fede vissuta e
esperimentata, una fede, cioè, che si alimenta non di idee e teorie, ma di un’esperienza seria di Dio;
una fede che può coesistere con dubbi e interrogativi, ma che provano a farla propria; una fede
impegnata e testimoniata nella vita.
Ciò esige tutto uno stile di educare (alla fede) in cui l’importante è trasmettere un’esperienza di Dio,
più che dottrina; testimoniare i valori cristiani più farli sottomettersi a norme (continue prediche
inutili); sviluppare la responsabilità e le scelte personali più che imporre costumi; introdurre nella
comunità cristiana più che sviluppare l’individualismo religioso; vivere il servizio ai fratelli più che
fare teorie sul Vangelo…
Papa Gv Paolo II in un discorso all'Assemblea Plenaria della Congregazione per l'educazione
Cattolica disse: Solo chi ama educa, perché solo chi ama sa dire la verità che è l'amore. Dio è il
primo vero educatore perché "Dio è amore"… Solo chi ci ama possiede e conserva il mistero della
nostra vera immagine, anche quando questo è sfuggito dalle nostre stesse mani… Il mistero
dell'educazione risulta così essere strettamente legato al mistero della vocazione, cioè al mistero di
quel "nome" con il quale il Padre ci ha chiamati e predestinati in Cristo ancor prima della
fondazione del mondo
(Gv Paolo II, All'Assemblea Plenaria della Congregazione per l'educazione
Cattolica, 14.11.1995).
Il primo ambito, il primo soggetto educativo è la famiglia, il primo luogo in cui la persona umana
viene come costruita nelle sue fondamenta. “Primo” significa soprattutto due cose:
- Significa che nessun altro ambito, nessun altro soggetto educativo può sostituirlo, anche quando la
famiglia stessa accettasse di essere sostituita. Essa, anche se lo volesse, non potrebbe mai abdicare
alla sua missione educativa, poiché è insostituibile.
- Significa anche, e di conseguenza, che fino ad un certo momento dello sviluppo della persona
umana, gli altri soggetti educativi devono co-operare con la famiglia, ma mai sostituirsi ad essa.
Premessa 3.
Principio della gradualità – pazienza educativa


Altro aspetto fondamentale nell’educazione è la progressività – gradualità.
L’educazione è un progetto da costruire, che rispetta le tappe intermedie e spinge poco per volta,
senza forzature, in un cammino sempre continuo, nella coscienza del nostro limite. È fondamentale
dunque, in tutti i campi ma soprattutto in questo, la cosiddetta “pazienza educativa”, che sa non
pretendere risultati immediati e definitivi ma conosce e rispetta i tempi e le difficoltà della "fatica di
crescere".
In altre parole, è il principio educativo fondamentale della gradualità. È doveroso quindi saper
accettare che un figlio arrivi solo fin dove può davvero arrivare, senza colpevolizzarlo per le cose
imperfette che fa a causa della sua età, evitando assolutamente di accrescere in lui il "senso di
colpa", già così presente in modo oscuro e doloroso, specie in certi periodi, anche in anni molti
giovani.
Uno è maturo quando è quello che deve essere nello stato in cui si trova. Il bambino è maturo non quando si comporta da adulto, ma da bambino, cioè quando cresce e impara. Se la progressività non è rispettata il bimbo/ragazzo sarà portato a fare finta, a nascondere, perché gli viene fatto passare il concetto che quell’atteggiamento è sbagliato (senso di colpa). Sarà dunque portato a nascondersi, a reprimere, a fare finta, cioè a non essere se stesso. Con il doppio danno di pensare a Dio come a qualcosa che ti limita, ti opprime, ti giudica… Perché il figlio possa veramente aprirsi in tutte le sue problematiche, bisogna che non si senta mai giudicato, e tanto meno represso, dall’adulto. Una sana ed equilibrata valutazione del comportamento del figlio che sa accettare serenamente le tappe intermedie senza forzature repressive, richiede ovviamente un grande equilibrio non solo di giudizio ma anche emotivo da parte dell'educatore/genitore, che non deve aver “lasciato in sospeso” nessuna problematica della sua infanzia. In altre parole, è indispensabile aver superato le proprie paure, fallimenti, incertezze. Il genitore/ educatore rigido è colui che ha paura delle sue paure e fallimenti… Il genitore maturo dev’essere ben consapevole delle sue personali problematiche, dei suoi dubbi e contraddizioni, e li sappia gestire con equilibrio, senza proiettarle anche inconsciamente sul figlio. Missione dei genitori

Il CV II ha presentato il matrimonio come “vocazione” di Dio, così come il sacerdozio e la vita
consacrata, ma anche come un a “missione”, di cui fa parte, oltre alla generazione dei figli, la
missione di educarli nella fede, che include lo scoprire la propria vocazione (cf. GS 48).
In tal senso, i genitori sono dei veri ministri, collaboratori con Dio sia nella generazione dei figli
che nella educazione.
Concetto ripreso e ribadito dalla Familiaris Consortio: “Come ha ricordato il Concilio Vaticano II :
«I genitori, poiché hanno trasmesso la vita ai figli, hanno l’obbligo gravissimo di educare la prole:
vanno pertanto considerati come i primi e principali educatori di essa. Questa loro funzione
educativa è tanto importante che, se manca, può appena essere supplita» (Gravissimum
Educationis,
n. 3). Il diritto-dovere educativo dei genitori si qualifica dunque come essenziale,
connesso com’è con la trasmissione della vita umana; come originale e primario, rispetto al
compito educativo di altri, per l’unicità del rapporto d’amore che sussiste tra genitori e figli; come
insostituibile ed inalienabile, e che pertanto non può essere totalmente delegato ad altri, né da altri
usurpato” (FC 36).
“Uno dei campi in cui la famiglia è insostituibile è certamente quello dell’educazione religiosa,
grazie alla quale la famiglia cresce come “chiesa domestica”. L’educazione religiosa e la catechesi
dei figli collocano la famiglia nell’ambito della Chiesa come vero soggetto di evangelizzazione e
di apostolato
… Le famiglie, e più concretamente i genitori, hanno libera facoltà di scegliere per i
loro figli un determinato modo di educazione religiosa e morale corrispondente alle proprie
convinzioni (principio della libertà religiosa). Ma anche quando essi affidano tali compiti ad
istituzioni ecclesiastiche o a scuole gestite da personale religioso, è necessario che la loro presenza
educativa continui ad essere costante e attiva.
Né va tralasciata, nel contesto dell’educazione, la questione essenziale della scelta vocazionale e, in
essa, in particolare della preparazione alla vita matrimoniale… la preparazione alla futura vita
di coppia è compito soprattutto della famiglia” (LF 16).
Assistenza particolare dello Spirito Santo
I genitori cristiani, quando danno vita ad una nuova famiglia, fondandola sul sacramento del
matrimonio, costituiscono una “Chiesa domestica”, che riceve la missione di “custodire, rivelare e
comunicare l’amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell’amore di Dio per l’umanità e
dell’amore di Cristo Signore per la sua Chiesa” (FC 17). Grazie al sacramento del matrimonio essi
ricevono un vero e proprio ministero di evangelizzazione, che consiste nell’annunciare con la vita e
la parola il Vangelo della carità; di questo ministero l’educazione e l’iniziazione cristiana dei figli è
l’impegno prioritario. I genitori sono catechisti dei figli in forza del sacramento del matrimonio (cf.
RdC 151). Essi perciò hanno il diritto e il dovere di essere preparati e aiutati a esercitare pienamente
la loro paternità/maternità, a svolgere il loro ministero di evangelizzazione e a edificare la Chiesa,
dal momento che le famiglie cristiane sono le “cellule” primarie della comunità ecclesiale.
Chi si sposa nel Signore, chi ha ricevuto cioè il sacramento del matrimonio, ha ricevuto dal Signore
un vero e proprio carisma, il “carisma dell’educazione”. E’ questa una verità stupenda della nostra
fede. Che cosa significa “carisma dell’educazione”? Significa che gli sposi ricevono una speciale
capacità di educare. Un “potere” di educare che è loro proprio. Ed è un dono fatto dal Signore, una
volta per sempre.
Certamente, si possono creare condizioni tali, sia in famiglia sia nella società, in cui educare diventa
non difficile, ma impossibile. E ciascuno di noi rende impossibile l’educazione dei figli propri, se
crea quelle condizioni o se non fa nulla perché quelle condizioni siano rimosse (vedi punto 6).
FC 38: “Per i genitori cristiani la missione educativa, radicata nella loro partecipazione all’opera
creatrice di Dio, ha una nuova e specifica sorgente nel sacramento del matrimonio, che li consacra
all'educazione propriamente cristiana dei figli
, li chiama cioè a partecipare alla stessa autorità e
allo stesso amore di Dio Padre e di Cristo Pastore, come pure all’amore materno della Chiesa, e li
arricchisce di sapienza, consiglio, fortezza e di ogni altro dono dello Spirito Santo per aiutare i figli
nella loro crescita umana e cristiana.
Dal sacramento del matrimonio il compito educativo riceve la dignità e la vocazione di essere
un vero e proprio «ministero» della Chiesa al servizio della edificazione dei suoi membri.
Tale
è la grandezza e lo splendore del ministero educativo dei genitori cristiani, che san Tommaso non
esita a paragonare al ministero dei sacerdoti: «Alcuni propagano e conservano la vita spirituale con
un ministero unicamente spirituale, e questo spetta al sacramento dell'ordine; altri lo fanno quanto
alla vita ad un tempo corporale e spirituale e ciò avviene col sacramento del matrimonio, nel quale
l'uomo e la donna si uniscono per generare la prole ed educarla al culto di Dio («Summa contra
Gentiles», IV, 58).
La coscienza viva e vigile della missione ricevuta col sacramento del matrimonio aiuterà i genitori
cristiani a porsi con grande serenità e fiducia al servizio educativo dei figli e, nello stesso tempo,
con senso di responsabilità di fronte a Dio che li chiama e li manda ad edificare la Chiesa nei figli.
Così la famiglia dei battezzati, convocata quale chiesa domestica dalla Parola e dal Sacramento,
diventa insieme, come la grande Chiesa, maestra e madre” (FC 38).
Nell'educazione dei figli non ci sono formule magiche, ma un’assistenza particolare dello
Spirito Santo.
In questa loro missione i coniugi devono essere consapevoli di questa assistenza
particolare dello Spirito Santo che andrà ispirando loro gli atteggiamenti da prendere con ciascun
figlio/a, a seconda delle situazioni, dell'età e del figlio stesso (in quanto ogni figlio è diverso
dall'altro).
S. Giovanni Bosco andava ripetendo: Ricordatevi che l'educazione è cosa del cuore, e che Dio solo
ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l'arte e non ce
ne mette in mano le chiavi.

Reciprocità: caratteristica dell’educazione

La missione educativa della famiglia, in cui il Vangelo è trasmesso e si irradia, arriva ad un punto in
cui la stessa vita della famiglia diventa itinerario di fede e, in un certo modo, iniziazione cristiana e
scuola per i seguaci di Cristo. In quanto contesto segnato dal legame, la famiglia permette di
esercitare continuamente la coltivazione reciproca della fede. Paolo VI, nella Evangeli Nuntiandi,
(n. 71) ha messo in luce, con chiarezza questo tratto: “Nell’intimo di una famiglia cosciente di
questa missione, tutti i componenti evangelizzano e sono evangelizzati. I genitori non soltanto
comunicano ai figli il Vangelo, ma possono ricevere da loro lo stesso Vangelo profondamente
vissuto”.
I figli sono i più grandi educatori: se i genitori non fanno gli imbecilli (che pensano di sapere tutto,
capire tutto, risolvere tutto, insegnare tutto…), ma hanno la capacità di mettersi in discussione, i
figli ti fanno crescere da morire: lasciatevi educare dai figli
Condizioni fondamentali per vivere e trasmettere la fede in famiglia
Dieci piste di riferimento, che non hanno la pretesa di essere esaustive. 1. Consapevolezza profonda che i figli non sono dei genitori ma di Dio – riconoscere la
“trascendenza” del figlio.
2.
É fondamentale che i genitori si amino e che i figli lo sappiano. La seconda condizione è
che i genitori siano sposi veri. Non è possibile che la persona sia educata se non nella “dimora” dell’amore coniugale: quello che è l’utero fisico della donna per il concepimento fisico, è l’amore coniugale per l’educazione umana. “Le scienze psicologiche e pedagogiche, nelle loro più recenti acquisizioni, e l'esperienza concordano nel sottolineare l'importanza decisiva, in ordine ad un'armonica e valida educazione sessuale, del clima affettivo che regna nella famiglia, specialmente nei primi anni dell'infanzia e della fanciullezza e forse anche nella fase prenatale, periodi in cui si instaurano i dinamismi emozionali e profondi dei fanciulli. Viene evidenziata l'importanza dell'equilibrio, dell'accettazione e della comprensione a livello della coppia. Si sottolinea inoltre il valore della serenità di rapporto relazionale fra i coniugi, della loro presenza positiva - sia quella del padre sia quella della madre - negli anni importanti per i processi di identificazione, e del rapporto di rassicurante affetto verso i bambini” (Sessualità umana: verità e significato, 08.12.1995, n. 50). “La famiglia cristiana è in grado di offrire un'atmosfera permeata di quell'amore per Dio che rende possibile un autentico dono reciproco…Così il vincolo di amore reciproco, che è testimoniato dai genitori verso i figli, diventerà una protezione sicura della loro serenità affettiva. Tale vincolo affinerà l'intelletto, la volontà e le emozioni, respingendo tutto ciò che potrebbe degradare o svilire il dono della sessualità umana la quale, in una famiglia in cui regna l'amore, è sempre intesa come parte della chiamata al dono di sé nell'amore per Dio e gli altri: «La famiglia è la prima e fondamentale scuola di socialità: in quanto comunità d'amore, essa trova nel dono di sé la legge che la guida e la fa crescere. Il dono di sé, che ispira l'amore dei coniugi tra di loro, si pone come modello e norma del dono di sé quale deve attuarsi nei rapporti tra fratelli e sorelle e tra le diverse generazioni che convivono nella famiglia. E la comunione e la partecipazione quotidianamente vissuta nella casa, nei momenti di gioia e di difficoltà, rappresenta la più concreta ed efficace pedagogia per l'inserimento attivo, responsabile e fecondo dei figli nel più ampio orizzonte della società»” (Sessualità umana: verità e significato, n. 52). L’amore dei genitori è l’immagine dell’amore di Dio, quindi il rapporto che abbiamo
con Dio è molto influenzato dal rapporto che abbiamo avuto coi nostri genitori.
L’amore che si vive in famiglia è il primo segno dell’amore di Dio alla vita dei figli: “I genitori
sono chiamati a rappresentare nel focolare domestico il Padre buono dei cieli, l’unico modello
perfetto a cui ispirarsi” (Discorso del Santo Padre alla XIV Assemblea Plenaria del Consiglio per
la famiglia,
04.06.1999).
I genitori cioè esercitano un’importante funzione simbolico-mediatrice: in un qualche modo, i figli
percepiscono attraverso di loro e nella loro bontà, compagnia, rispetto e perdono, il mistero di un
Dio buono.

Compito della madre è di trasmettere fondamentalmente due cose: amore e vita. La madre trasmette la capacità di amare: la vita è bella; fiducia nella vita. Registro/codice delle emozioni e sentimenti, bisogni… Codice materno: emotività, istintività, sentimento. • Compito del padre è di trasmettere fondamentalmente due cose: sicurezza/protezione e moralità/etica: nella vita si fa’ così. Registro del coraggi, norma, staccarsi dalla simbiosi con la madre… Codice paterno: protezione, responsabilità, mediazione col mondo esterno, guida. → psicologicamente (non solo fisicamente) la madre partorisce alla vita… → psicologicamente il padre partorisce alla realtà… “La mamma insegna ad amare, il padre a vivere”. (Giovanni Bollea) Mentre i danni della figura materna si possono recuperare, quelli della figura paterna sono devastanti. 3. L’affetto dei genitori per i figli: attenzione personale a ciascuno; vicinanza (dedicare loro
tempo, interessarsi alle loro cose, parlare con ciascuno); grande rispetto per quanto il figlio pensa,
dice o fa. I genitori possono essere modelli di identificazione per i figli solo se questi si sentono
amati.
a) In questo senso è fondamentale un atteggiamento di ascolto da parte dei genitori; lo stare con i
figli, stare con loro non è mai tempo perso. Condizione fondamentale dunque è la “capacità di
entrare in relazione”
, prima regola di ogni rapporto, provare ad accogliere in modo incondizionato
l’altro, ad accettarlo così com’è; provare a capire cosa sta vivendo, andare oltre il suo atteggiamento
riottoso o la sua reazione secca e irrispettosa.
“Certe gravi carenze o squilibri che si realizzano tra i genitori (ad esempio, l'assenza dalla vita familiare di
uno o di entrambi i genitori, il disinteresse educativo, o la severità eccessiva) sono fattori capaci di causare
nei bambini distonie emozionali e affettive che possono gravemente disturbare la loro adolescenza e talvolta
segnarli per tutta la vita. È necessario che i genitori trovino il tempo di stare con i figli e di intrattenersi a
dialogare con loro. I figli, dono e impegno, sono il loro compito più importante, sebbene apparentemente non
sempre molto redditizio: lo sono più del lavoro, più dello svago, più della posizione sociale. In tali
conversazioni - e in modo crescente man mano che passano gli anni - bisogna saperli ascoltare con
attenzione, sforzarsi di comprenderli, saper riconoscere la parte di verità che può essere presente in alcune
forme di ribellione. E, allo stesso tempo, i genitori potranno aiutarli a incanalare rettamente ansie e
aspirazioni, insegnando loro a riflettere sulla realtà delle cose e a ragionare. Non si tratta d'imporre una
determinata linea di condotta, ma di mostrare i motivi, soprannaturali e umani, che la raccomandano. Ci
riusciranno maggiormente, se sapranno dedicare tempo ai loro figli e mettersi veramente al loro livello, con
amore” (Sessualità umana: verità e significato, n. 51).
Dunque, è anche importante un clima di comunicazione. La carenza di comunicazione impedisce l’esperienza della fede nella casa. Comunicazione della coppia in sé e comunicazione con i figli. È quindi necessario evitare tutto quanto sa di sfiducia, di timore, di dittatura, di aggressività, di imposizione, di silenzio. Sono necessari anche momenti di convivenza quotidiana o, almeno, settimanale (un certo controllo della televisione; attuando momenti di incontro, di uscite insieme…). È importante, soprattutto, rendere consapevoli i figli dei problemi che coinvolgono la famiglia; distribuirsi amichevolmente i compiti; parlare con i figli delle difficoltà o dei risultati nel proprio lavoro; partecipare degli esiti o delle difficoltà dei figli nei loro studi; interessarsi e collaborare, se è possibile negli “hobbies” dei figli (lettura, musica, attività…). Per un figlio è molto importante che i genitori gli dedichino del tempo. b) Secondo aspetto fondamentale sono le “coccole” e le “carezze”: tutti gli uomini, non solo i bambini, sono malati di coccole. Se una coppia dopo po’ di anni di matrimonio non si fa più le coccole, vuol dire che si ama poco, fa fatica. Ormai è un dato acclarato, le coccole sono vitali nella nostra vita. Oggi si parla di terapia delle coccole (Pietro Balestro): 4abbracci al giorno per la sopravvivenza, 8 per il mantenimento, 12 per la crescita… È un linguaggio non-verbale importantissimo, perché diciamo “ti amiamo, sei prezioso, sei importante…”. La carezza è sempre una dichiarazione di valore. M. Teresa di Calcutta diceva: Nel mondo tanta gente muore di inedia fisica, ma molto di più ne muore per inedia di sentimenti. Si può dimenticare un discorso ma un abbraccio no. Benjamin Spock (famosissimo pediatra statunitense): La cura amorevole e fatta di carezze ai figli, vale cento volte più che un pannolino messo alla perfezione o mille piatti preparati. È ovvio che per vivere questo atteggiamento i genitori devono essere maturi, liberi affettivamente, capaci di mostrare i loro sentimenti, non bloccati o risentiti… capaci di ridere e scherzare, ma anche di piangere (se ne sentono il bisogno)… 4. Coerenza fra quanto i genitori dicono chiedono ai figli, e quanto essi fanno. Si possono
commettere errori e sbagli o trovarsi in brutti momenti; quello che importa è mantenere una postura
di fondo coerente. Un comportamento coerente con la fede e le proprie convinzioni ha peso e valore
decisivo, soprattutto nel mondo adolescenziale e giovanile. È questo clima di coerenza che convince
e dà alla famiglia forza educatrice. È questa forma sana di vivere che educa e aiuta a vedere
l’importanza e il valore della fede
“I genitori devono considerare i loro figli come figli di Dio… Educano i loro figli ad osservare la
legge di Dio mostrandosi essi stessi obbedienti alla volontà del Padre dei cieli” (CCC 2222).
TESTIMONIANZA Per rispondere alla loro missione di genitori, i coniugi a volte saranno
chiamati a fare scelte controcorrente.

5.
Narrazione dell’esperienza di fede da parte dei genitori ai figli.
a) Esperienza ricchissima del popolo ebraico, dove per trasmettere la fede non ci sono ore di catechismo, catechisti e tanto meno ore di religione (grazie a Dio… se volete distruggere una religione mettete l’ora di catechismo obbligatoria!). Come viene trasmessa allora la fede? In famiglia! Non attraverso delle definizioni astratte o lezioni, ma attraverso la celebrazione delle varie feste. Le feste sono il grande luogo di insegnamento della fede. La tradizione ebraica ha una tradizione di ricorrenze e feste ricchissime, superiore alla nostra: Sukkot (tabernacoli o tende), Yom-Kippur (giorno dell’espiazione), Chanukkah (rinnovazione del tempio), Purim (sorti: storia di Ester, cambio delle sorti con cui gli ebrei destinati allo sterminio, furono salvati – carnevale ebraico), Pesach (Pasqua), Pentecoste (Simchat-Torah, festa per il dono della Legge). È decisivo che i genitori cristiani facciano pregare i figli e raccontino la loro fede attraverso le feste dell’anno liturgico. Allora il Natale diventa l’occasione per narrare l’infanzia di Gesù, del Dio fatto uomo; così la primavera è il tempo della Pasqua, così la Pentecoste, mese di maggio, feste dei patroni, dei santi. Il problema è che spesso siamo noi cristiani a non sentire queste feste nella nostra vita e diventare pagani nei contenuti della fede e della vita! b) Molti importanti ed efficaci sono gli appuntamenti particolari della famiglia: compleanni, battesimo, comunione, anniversari, ecc.: esprimono, attraverso la simbologia, una ricchezza di sentimenti/emozioni e di contenuti. 6. Passare da una fede individualista a una fede più condivisa nella coppia e in tutta la
famiglia.
In casa) Noi siamo stati abituati alla realtà che ogni membro della famiglia viva la “sua” fede in
modo individuale, senza comunicare agli altri quanto pensa, quanto sente, quanto prega. Talvolta
nel nucleo familiare (tra marito e moglie) si condivide tutto, tranne la fede e le esperienze religiose.
Abbiamo una sorta di pudore, ci manca l’abitudine, lasciamo tutto l’aspetto religioso per quando si
va in chiesa. Questo stile individualista di vivere la fede non si cambia da un giorno all’altro, è un
processo graduale: bisognerà iniziare da cose semplici (pregare con i figli più piccoli, tentare la
preghiera di coppia, migliorare la preghiera prima dei pasti, ecc…). Ogni famiglia ha il suo
cammino da fare per apprendere a condividere più e meglio la sua fede. Le possibilità sono molte,
ma toccherà ad ogni famiglia vedere cosa fare e da dove iniziare.
Fuori casa La famiglia, in ordine alla vita di fede, non può considerarsi “autonoma”. Essa si
alimenta e cresce grazie alla pluralità di relazioni ad essa “esterne”.
La famiglia non è in grado da sola di educare. Non solo a causa della situazione spirituale odierna,
ma anche perché la persona umana si trova chiamata ad una vocazione che coinvolge la Chiesa: i
vostri figli sono anche figli della Chiesa. C’è una corresponsabilità educativa famiglia-Chiesa. Essa
può essere spezzata sia da parte della Chiesa, sia da parte della famiglia.
La famiglia non può educare alla fede da sola, ma con e grazie alla parrocchia: importante fare delle
belle esperienze di gruppo, di cammino condiviso, ecc.
7.
Vangelo: Buona / Bella Notizia = GIOIA
Chi vuole testimoniare il Vangelo deve vivere con gioia, entusiasmo… Credo che la gioia sia un pilastro dell’educazione, come l’amore. La gioia è educativa per natura perché crea uno stato emotivo che permette di vivere bene. È dimostrato scientificamente che i bambini che fanno fatica a ridere sono quelli degli orfanotrofi o istituti di accoglienza, e i tassi di malattie sono nettamente più alti. Giovanni Bollea, massimi psicologici dell’infanzia: per un bambino la gioia è più importante del pane da mangiare. Poli, grande pedagogista: I genitori che non si divertono ad educare i figli hanno sbagliato mestiere. 8. Esperienza di un amore che va oltre le mura domestiche. Fondamentale è vivere in
famiglia esperienza di servizio, vicinanza a chi vive difficoltà, attenzione ai poveri, gesti di carità vera, apertura agli altri… Sacramento del matrimonio: sacramento per il servizio… Ti apri agli altri e al mondo se vedi la tua famiglia aperta agli altri e ai problemi dell’umanità… 9. cammino di fede per i coniugi o il genitore (se separato o vedovo)
Stiamo parlando di trasmissione della fede. Ma si vuole trasmettere qualcosa si presuppone che
quella cosa la sia abbia, altrimenti cosa trasmetti? Dunque, è indispensabile per i genitori avere un
proprio cammino di fede, possibilmente in coppia.
“La trasmissione della fede nella famiglia presuppone nei suoi componenti una vita cristiana intensa… Pertanto, la vita spirituale della famiglia ha bisogno di essere sostenuta con mezzi specifici e modalità peculiari: anzitutto con il contatto costante con la comunità cristiana, con la parrocchia e con i momenti che essa offre per l’alimentazione della fede… La famiglia infatti, pur essendo chiesa, non è autosufficiente quanto ai mezzi della salvezza… Le varie forme di catechesi o di partecipazione ai movimenti di spiritualità sono, poi, necessarie non soltanto per i bambini e i giovani, ma anzitutto per i coniugi” (Discorso del Santo Padre alla XIV Assemblea Plenaria del Consiglio per la famiglia, 29.09.1995). I genitori sono tanto più evangelizzatori, quanto più in mezzo a loro è presente Cristo. E Cristo è presente nella loro vita coniugale nella misura in cui si mettono in ascolto di Cristo e lo seguono. Ma ciò non può avvenire se non c’è una comunità cristiana che annunci loro Cristo e il suo Vangelo e li aiuti a “camminare dietro di lui”. Per aiutare i genitori a svolgere il loro ministero di evangelizzazione è dunque necessario metterli in stato di evangelizzazione e coinvolgerli in un cammino di fede che li aiuti ad essere genitori cristiani. Essi, per poter diventare protagonisti dell’evangelizzazione dei figli e dell’intera famiglia, hanno bisogno di essere evangelizzati. Di riflesso, la comunità cristiana ha il dovere di “mettere in atto ogni attenzione e iniziativa per favorire in ogni famiglia la formazione di un’autentica comunità di persone, per sostenere le singole coppie nel loro compito di trasmissione della vita, per aiutarle nell’esercizio del loro originario compito educativo, per promuovere in ciascuna di esse un’autentica spiritualità familiare” (DPF 107). 10. Fidarsi di Dio, perché i figli sono nelle sue mani - PREGHIERA
Affidare i propri figli al Signore e non puntare solo sulle proprie forze. Questo ci può aiutare anche a non sentirci falliti quando i figli sbagliano o non sono come noi vorremmo; ci aiuta a non vivere di paragoni, di confronti (con i fratelli o con figli di amici), ma a rispettare l’unicità del figlio… Un genitore cristiano affida, ogni giorno, i suoi figli al Signore. Non tanto per ricordare a Dio i propri figli, quanto per ricordarsi ogni giorno che essi sono nelle sue mani. S. Agostino, un figlio ribelle che ha fatto versare tante lacrime alla madre, ma che grazie a queste lacrime e suppliche è stato salvato: “Dopo che voi genitori avete fatto di tutto per educare i vostri figli, se non crescono come voi vi aspettate, non dimenticate mai che c'è un Altro che è più interessato di voi alla loro educazione, che è il loro vero Padre”.
* Figli scusateci, se per anni vi abbiamo lasciato credere che solo la
carriera, solo il denaro sono necessari per diventare importanti.
* Figli scusateci, se vi abbiamo dato cose, non valori; benessere, non idee.
* Figli scusateci, se abbiamo dedicato più tempo ai rimproveri che ai buoni
esempi.
* Figli scusateci, se abbiamo pensato più alla pulizia dei denti che a
quella delle parole.
* Figli scusateci, se vi abbiamo insegnato la via facile, non la via giusta.
* Figli scusateci, se abbiamo preferito un fascio di biglietti da centomila,
allo sfascio della famiglia.
* Figli scusateci, se non abbiamo trovato il tempo per guardarvi in faccia,
per parlarvi, per godervi.
* Figli scusateci, se abbiamo sbagliato operazione: abbiamo fatto la
moltiplicazione delle cose e la sottrazione dell'amore.
* Figli scusateci, se non vi abbiamo fatto venir voglia di Dio
(Pino Pellegrino)
Il bambino impara cio' che vive
Se vive nel rimprovero, diverrà un intransigente.
Se vive nell'ostilità, diverrà un aggressivo.
Se vive nella derisione, diverrà un timido.
Se vive nel rifiuto, diverrà uno sfiduciato.
Se vive nell'ozio, diverrà un parassita.
Se vive nella serenità, diverrà un equilibrato.
Se vive nell'incoraggiamento, diverrà un intraprendente.
Se vive nell'apprezzamento, diverrà comprensivo.
Se vive nella lealtà, diverrà giusto.
Se vive nella chiarezza, diverrà fiducioso.
Se vive nella stima, diverrà sicuro di sé.
Se vive nell'amicizia, diverrà amico per il suo mondo.
LETTERA DI UN FIGLIO A TUTTI I GENITORI DEL MONDO
Non darmi tutto quello che ti chiedo. A volte chiedo solo per riscontrare quanto posso chiedere. Mantieni le promesse, belle o brutte. Se prometti un premio, dammelo, e fa’ lo stesso anche con le punizioni. Non mi paragonare a nessuno, specialmente con mio fratello o mia sorella; se mi fai apparire migliore di altri, qualcuno soffrirà; se mi fai apparire peggiore di altri, sarò io a soffrire. Non cambiare parere così spesso su ciò che devo fare. Deciditi e mantieni la tua decisione. Permettimi di crescere, fidandoti delle mie capacità. Se tu fai tutto al mio posto, io non potrò imparare mai. Quando sbaglio, non esigere che ti dica il perché: a volte non lo so neppure io. Convincimi del mio errore mostrandomene le conseguenze. Quando sbagli, ammettilo: questo aumenterà la mia stima per te e mi insegnerai così ad ammettere i miei sbagli. Non mi chiedere di fare una cosa che invece tu non fai. Io imparerò a fare sempre quello che tu fai anche se non lo dici, ma non farò mai ciò che tu dici e non fai. Quando voglio condividere una mia preoccupazione con te, non dirmi «Non ho tempo per stupidaggini» o «Non ha importanza: sono cose da ragazzi». Cerca di capirmi e di aiutarmi. Di fronte alle mie domande difficili non raccontarmi frottole: a lungo andare non ti crederò; esponi la verità nel modo più conveniente alle mie capacità di comprensione, ma sii veritiero ad ogni costo. Voglimi bene e dimmelo. A me piace sentirmelo dire, anche se tu credi che non sia necessario dirmelo. Abbracciami: ho bisogno di sentire la tua amicizia, la tua compagnia in ogni momento. Non togliere Dio dalla mia vita, perché mi priveresti della guida e dell'amico di cui ho bisogno per realizzarmi appieno come persona. Ricorda inoltre che amerò Dio nella misura in cui lo amerai tu e amerò te nella misura in cui amerò Dio.

Source: http://archivio.diocesipescara.it/uffici/famiglia/spiritualita-coniugale-familiare/trasmissione%20fede%20ai%20figli_Abramo%20e%20Sara_ritiro%20genitorialita.pdf

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