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Novità sui Gozzi e su Luisa Bergalli
Recenti studi e acquisizioni in merito al a famiglia Gozzi, specie ai fratel i Gasparo e Carlo e a Luisa Bergal i, offrono un notevole contributo al a storia del a cultura; parte di questa vicenda si è svolta nel Friuli Occidentale o ha avuto rapporti con questo territorio. Possiamo dire che i maggiori impulsi siano venuti in occasione di due anniversari, il 1986 per il bicentenario del a morte di Gasparo e il 2006 per la stessa ricorrenza di Carlo; tuttavia, se le due circostanze hanno messo assieme numerosi studiosi, hanno fatto affluire finanziamenti per le ricerche, le pubblicazioni e i convegni, hanno coinvolto un pubblico più vasto rispetto a quel o degli esperti o del mondo accademico, è altrettanto vero che alcuni fatti sono accaduti indipendentemente dal e ricorrenze d’occasione, grazie a un impegno continuo e costante. Ci sembra di poter cogliere almeno quattro momenti essenziali: il convegno su Gasparo Gozzi del 1986 (Venezia e Pasiano); la pubblicazione del e lettere di Gasparo (1999) e di Carlo (2004); la riscoperta del ’archivio di famiglia e la sua apertura al pubblico, nel ’ambito del e celebrazioni per il bicentenario di Carlo (2006); la ristampa del ’antologia poetica edita nel 1726 da Luisa Bergal i e la ripresa degli studi su questa importante intel ettuale del Settecento (2006-2007). I Gozzi e il loro apporto alla cultura
Provenienti dal a Dalmazia, i Gozzi sono attestati nel a città di Bergamo a partire dal XIV secolo. All’inizio del ’500 una parte del a famiglia si stabilisce a Venezia, da dove a fine secolo acquisterà i numerosi beni in Friuli, soprattutto a Visinale (e a Pordenone). Principale artefice delle fortune familiari fu un Gaspare o Gasparo, il secondo nel a genealogia con questo nome. Egli sposò una dama padovana, Emilia Grompa, da cui nacquero due figli, Giacomo Antonio e Marinetta. Sposatosi con la nobildonna Angela Tiepolo, Giacomo Antonio ebbe undici figli; eccetto due morti in tenerissima età, sopravvissero quattro maschi e cinque femmine: Gasparo (1713), Francesco (1715), Marina (1717), Emilia (1718), Carlo (1720), Laura (1723), Girolama (1725), Almorò (1728), Chiara (1729). Giacomo Antonio, che viveva tra il palazzo di Venezia e Visinale, sede abituale delle vil eggiature, era persona bril ante e colta, appassionata di letteratura, di cani, di caval i, ma poco incline al a parsimonia e al e cure amministrative. Così il patrimonio cominciò a declinare. Rimasto infermo per un colpo apoplettico nel 1739, visse poi gravemente infermo fino al 1745. La doppia tragedia peggiorò le cose, con la crescita del e difficoltà economiche, i dissapori per la suddivisione del patrimonio, i contrasti di varia natura. Del e figlie, quattro si sposarono, rafforzando i legami con la nobiltà del a terraferma specie friulana, mentre l’ultimogenita, Chiara, si monacò a Pordenone in circostanze particolari. Fra i maschi, Gasparo e Carlo rimasero a Venezia, mentre Francesco e Almorò si trasferirono definitivamente a Visinale, occupandosi del ’azienda familiare. Fu soprattutto Almorò a tenere per anni regolari rapporti d’affari con i fratel i stabilitisi nel a Dominante. E fu a lui e al a sua discendenza che rimasero la vil a e le I Gozzi furono famosi per l’apporto dato al a letteratura italiana: scrissero tra Venezia, Visinale e Padova. Vera e propria “epidemia”, come la definì ironicamente Carlo, la passione per la poesia e la prosa coinvolse un po’ tutti in famiglia, anche se a emergere furono Gasparo e Carlo. Ma ad avere fama fu per prima Luisa Bergal i (1703-1779), che solo nel a piena giovinezza unì la sua vita a quel a dei Gozzi. Era già celebre e celebrata, quando conobbe il futuro marito, Gasparo. Esordì infatti nel 1725 con un melodramma e nel 1726 pubblicò un’antologia di poetesse. Aveva già 35 anni quando, nel 1738, sposò Gasparo; la coppia ebbe cinque figli, Angela (1739), Giambattista (1740), Marina (1741), Francesco (1743) ed Elena (1744). Dedita sempre più ai figli e agli impegni gravosi del a famiglia e pur continuando a lavorare per il teatro e la poesia, Luisa un po’ al a volta scomparve dalla scena letteraria del tempo, occupata invece progressivamente dal consorte. Gasparo nacque a Venezia e in questa città visse a lungo, salvo lunghissimi soggiorni a Visinale, finché nel 1782 si trasferì a Padova per ragioni di salute; qui morì nel 1786. La vocazione letteraria si manifestò precocemente con la poesia, un genere che coltiverà per tutta la vita; il secondo ambito creativo fu il teatro, il terzo fu la prosa, che al argò al ’esperienza giornalistica. La vita di Carlo Gozzi (1720-1806) è contraddistinta da due attività: una gradita e una sgradita, come ripetutamente affermò nel e lettere e nel ’autobiografia. Quel a gradita è la scrittura, in particolare la scrittura teatrale e la conseguente operazione di messinscena, cui Carlo fu sempre presente. L’attività sgradevole, ma non per questo trascurata, è quel a amministrativa, in particolare legata a due ordini di controversie: la prima con i debitori e fittavoli di case e terreni dei Gozzi, che Carlo curava per conto del a famiglia, la seconda con i parenti per le divisioni ereditarie e gli strascichi legali che ne conseguivano. Il convegno del 1986 e le sue positive conseguenze
Nei primi di dicembre del 1986 si tenne a Venezia e a Pasiano un convegno internazionale di studi dedicato a Gasparo Gozzi. Fu l’occasione per fare il punto sugli studi già fatti, per esporre nuovi punti di vista e anche per presentare acquisizioni e documenti inediti tanto su Gasparo quanto su Carlo, sul ’intera famiglia, sugli ambiti culturali in cui avevano agito. Il volume di atti che uscì dopo tre anni resta a tutt’oggi il riferimento più importante per la conoscenza del più famoso fra i Gozzi. I grandi temi trattati, oltre a problemi storici e storico-culturali generali, riguardavano la sua attività di narratore e giornalista, i suoi interessi teatrali, le sue visioni filosofico-politiche, il suo mestiere di intel ettuale. Quella del 1986 fu anche l’occasione per un confronto tra gli studiosi e per l’avvio, in particolare dentro l’Università di Venezia, di un gruppo di lavoro che ha proseguito la ricerca e ha offerto al pubblico numerosi altri risultati: tra i nomi che si possono fare, spiccano quel i di Gilberto Pizzamiglio, Ricciarda Ricorda, Ilaria Crotti, Piermario Vescovo, ai quali è strettamente legata l’azione di un professore ticinese, Fabio Soldini. Relatore al convegno del 1986, Soldini stava già raccogliendo in diversi giacimenti archivistici e bibliotecari d’Europa le lettere dei fratel i Gozzi, riuscendo poi a mettere assieme quel e di Gasparo in un voluminoso Epistolario edito nel 1999. Contemporaneamente, si era messo sul e tracce delle carte di famiglia, che sembravano irrimediabilmente perdute durante le traversie cui fu soggetta nel e due guerre mondiali Vil a Gozzi a Visinale, in comune di Pasiano. Invece, proprio in quel luogo il prezioso archivio è riemerso e, grazie al ’interessamento di Soldini e al a sensibilità del a proprietaria, contessa Loredana Fiorio di San Cassiano Marcel o, è stato acquisito dal a Biblioteca Marciana di Venezia, congiungendosi così con quanto già ottenuto negli anni ’30 del o scorso secolo. Quando nel 2004 lo studioso ticinese fece poi uscire l’Epistolario di Carlo Gozzi, numerose lettere finora sconosciute furono reperite Le ricorrenze del 2006
Si giunse così a una seconda occasione di riflessione: il bicentenario di Carlo Gozzi, celebrato principalmente a Venezia, a opera del a Marciana, del Museo Correr, del a Biennale Teatro, con il concorso attivo del Comune di Pasiano di Pordenone. L’esposizione al estita durante l’estate si articolava in dieci sezioni, il cui percorso ha costituito anche la base per l’impianto del relativo catalogo (le sezioni 4-9 erano dedicate specificamente a Carlo): 1. I Gozzi e le carte di famiglia; 2. Luisa Bergal i Gozzi; 3. Gasparo Gozzi; 4. Carlo Gozzi. Dagli esordi teatrali al e fiabe; 5. “Informi mostri scenici”: il teatro spagnolesco; 6. Fra scrittura e scena: il teatro per musica; 7. Esperimenti di generi diversi: le novel e e La Marfisa bizzarra; 8. Sul cantiere dei versi. Carlo poeta; 9. Le Memorie inutili; 10. I discendenti e l’“epidemia letteraria”. Per la prima volta, venivano messi in mostra alcuni importanti documenti del Fondo Gozzi acquisito dal a Biblioteca Nazionale Marciana, il cui riordino complessivo è stato nel frattempo perfezionato con metodi innovativi e con la possibilità facilitata di accesso agli studiosi, grazie a un indice informatizzato dei nomi. Non sono state poche sia le opere letterarie e testimonianze inedite comparse, sia le nuove visioni d’insieme o puntuali che possono essere attribuite al a storia materiale e letteraria del a famiglia e dei singoli Autori, ma anche di almeno una parte del a letteratura italiana del Settecento. Per esempio, dai primi esperimenti teatrali di Carlo Gozzi emerge una posizione assai diversa da quel a polemica rispetto a Carlo Goldoni, che si affermerà negli anni più maturi; o ancora, risulta importante la conoscenza, diretta o tramite traduzione, del a produzione culturale europea, specie francese, ma anche spagnola e inglese, che ha influenzato notevolmente Per non dire, poi, del e vicende di casa: già dal a corrispondenza edita e dal a memorialistica si conoscevano le traversie finanziarie, ma ora la ricomparsa dei conti di famiglia, dei contratti, del e carte di riscossione, di debito, di acquisto o di vendita e così via, permette di ricostruire con maggiore cognizione di causa la storia economica di un nucleo patrizio veneziano tra XVI e XIX secolo, soprattutto per quel che riguarda i possedimenti friulani, ma anche quel i veneti e lombardi. Fra l’altro, emerge chiaramente che fu proprio Carlo a mettere un po’ d’ordine nel ’archivio di casa, colmando i vuoti del a documentazione deperita o perduta, grazie al a Una vicenda di famiglia: Chiara Gozzi (suor Maria Angela)
Nel ’intreccio di decisioni prese da Carlo per sistemare le cose di famiglia, alcune incisero profondamente nel destino del e persone a lui vicine. In particolare, dagli epistolari e dal e memorie (le Memorie inutili di Carlo, la cui storia interna è ora possibile ricostruire criticamente grazie al a travagliata gestazione testimoniata nelle carte visinalesi del Fondo Gozzi), affiora una figura finora poco conosciuta: l’ultimogenita di Giacomo Antonio Gozzi e Angela Tiepolo, Chiara, divenuta monaca agostiniana con il nome di suor Maria Angela. La sua vicenda si può così riassumere: desiderosa di vivere con altri familiari a Venezia, non riuscì nel ’intento perché, secondo lo zio Carlo, non c’erano fondi sufficienti per garantirle una adeguata educazione. Le propose di studiare nel convento agostiniano pordenonese di Santa Maria degli Angeli, finché condizioni migliori l’avessero fatta ritornare con i congiunti. Invece, passati alcuni anni, Chiara decise di farsi monaca. È una storia ancora non ben precisa in tutti i suoi contorni, né le risultanze d’archivio finora aiutano molto, anche se precisano meglio le date e le circostanze riportate da Carlo Gozzi nel e sue memorie. Oltre a quanto già pubblicato (ci riferiamo in particolare al commento di Fabio Soldini alle lettere di Gasparo Gozzi e a una scarnissima notizia dei Comentari Urbani del Pomo), da una breve ricognizione dei documenti ecclesiastici rimasti, risulta che il 22 gennaio 1751 la Curia episcopale di Concordia concesse licenza «di ricevere in educazione la Nobile Zitel a Gozzi al a Molto Reverenda Madre Superiora degli Angeli di Pordenone»; seguì il 23 ottobre 1753, da parte del vescovo in persona, fra Giacomo Maria Erizzo, una nuova licenza: «che possa essere proposto al a Pal ottazione Capitolare la Donzel a Chiara Gozzi per la vestizione che si attrova nel Venerando Monistero degl’Angioli di Pordenone». Poco dopo cominciamo a trovare negli elenchi del e monache di Santa Maria degli Angeli anche il nome di suor Angela, ultimo nella serie, in quanto arrivata dopo tutte le altre. Sarebbe interessante seguire le vicende interne del convento e le varie fazioni che vi si formavano in occasione dei rinnovi di cariche, in relazione al a posizione sociale del e monache e al peso politico ed economico che le rispettive famiglie avevano in città. Diremo solo che suor Angela riuscì solo una volta a diventare priora, il 25 settembre 1780, rimanendovi per un triennio. Mai votazione fu più contrastata: riuscì al quarto tentativo e soltanto perché il vescovo decise che sarebbe divenuta superiora la candidata con il maggiore numero di preferenze e suor Angela ne ebbe al ’ultimo scrutinio 8 su 17 votanti, spuntandola su avversarie quali suor Maria Gertrude Tinti, suor Maria Elena Gregoris e suor Maria Beatrice Pera, appartenenti a tre famiglie nobili tra le più potenti e importanti di Pordenone. Al rinnovo del 1783 suor Maria Angela Gozzi si ripresentò, ma arrivò soltanto terza e seconda al a successiva votazione per il ruolo di vicaria; anche nel 1791 si classificò terza al ’elezione di vicaria e arrivò seconda nel 1794, ma sempre con 2 o 3 voti in tutto. Solo nel 1797 la Gozzi riebbe responsabilità con le consorel e, divenendo vicaria per un mandato e non avanzando più la propria candidatura Luisa Bergalli
Ma la figura del a cerchia gozziana che spicca più delle altre è senza dubbio quel a di Luisa Bergal i, ovvero Irminda Partenide, secondo il nome assunto in seno al ’Arcadia, finora conosciuta con la qualifica di “moglie di Gasparo Gozzi”, peraltro soprattutto da parte degli studiosi, poiché è in genere ignota al grande pubblico. Eppure, nel a prima parte del a sua vita, ebbe notevole fama, tanto che anche dopo il matrimonio, per qualche tempo, gli intel ettuali indicavano piuttosto Gasparo come “marito di Luisa Bergal i”. Nacque a Venezia il 16 aprile 1703 dal piemontese Giovan Giacomo Bergal i (che poi morì a Visinale, in Vil a Gozzi, il 16 novembre 1737) e dal a cittadina veneziana Diana Ingal i. Ebbe una formazione letteraria notevole, potendo contare sul ’appoggio di Apostolo Zeno, che le aprì la sua immensa biblioteca. Essendo lei nata 10 anni prima del futuro marito, esordì nel 1725 con il melodramma, Agide re di Sparta, musicato da Giovanni Porta, quando ancora Gasparo era un ragazzino. Successivamente, poesia e teatro saranno i due filoni principali del ’attività di Luisa, mostrando di essere una critica di gusto, poiché nel 1736 curò l’edizione del e Rime del suo maestro Antonio Sforza e nel 1738 si prodigò per la ristampa del e Rime di Gaspara Stampa. Si dedicò anche al e traduzioni, applicandosi pure al a pittura con impegno e abilità, sotto la guida di Rosalba Carriera. Anzi, l’amicizia con l’artista veneziana si trasmise anche al a sorel a, Giovanna Carriera, che nel 1735 ritrasse Luisa in un dipinto conservato fino ai primi del ’900 nel a col ezione Cernazai di Udine (gentile informazione del dott. Gilberto Ganzer, che a quel ritratto ha dedicato un breve studio). Nel mese di aprile 2007 l’immagine è ricomparsa in una vendita al ’asta presso Christie’s a Londra. È interessante notare come Luisa stimasse Giovanna Carriera anche come poetessa, poiché nel 1726 aveva inserito un suo componimento nel ’antologia in due volumi che in quel ’anno aveva dato al e stampe. Si trattava di un’operazione ardita e assolutamente inedita, per quei tempi, poiché era una raccolta di Componimenti poetici del e più il ustri rimatrici d’ogni secolo, dal a più lontana antichità greca e romana fino al e autrici contemporanee. Il doppio volume era l’espressione matura di una consapevolezza di quanto la creatività femminile avesse contato nel corso dei secoli e di quanto importante fosse ai suoi tempi; ed era anche il frutto di buone, assidue e profonde letture e del a capacità critica di discernere tra migliaia e migliaia di componimenti, con un giusto equilibrio tra i diversi periodi storici: su 251 poetesse individuate, 56 erano le contemporanee, di cui ai giorni nostri solo pochissime sono ancora conosciute (diamo l’elenco completo di queste ultime: Maria Felice Alessi, Faustina degl’Azzi ne’Forti, Emilia Bal ati Orlandini, Elena Bal etti Riccomboni, Teresa Bal etti, Luisa Bergal i, Flaminia Borghesi, Maria Selvaggia Borghini, Rosa Agnese Bruni, Angela Bulgarini Negrisoli, Maria Buonaccorsi Alessandri, Ippolita Cantelmi Carrafa, Cecilia Capece, Giulia Cappel ari, Giovanna Carriera, Verginia Catelani, Elena Maria Cavassi Tracanel i, Elisabetta Credi Fortini, Alba Danieli, Maria Vittoria Delfini Dosi, Angela Maria Fabbreschi, Anna Giuditta Febei, Francesca Gal one Castromediana, Ambra Elisabetta Gerolami, Gerolama Gori Tolomei, Panfila Teresa Gril o, Giulia Lama, Teresa Francesca Lopes, Gerolama Lorefice Grimaldi, Maria Elena Lusignani, Anna Mantova, Faustina Maratti Zappi, Isabel a Mastril i, Teresa Nicolini, Cristina Notumbria [di Northumberland] Paleotti, Caterina degl’Obizzi Calcagnini, Margherita Ottini, Petronil a Paolini Massimi, Beatrice Papafava Cittadel a, Gaetana Passarini, Maria Costanza Pavina, Olimpia Rambel i, Clarina Rangoni, Caterina Rusca, Aurora Sanseverina, Giulia Serega Pel egrini, Lucrezia Sergardi Buonsignori, Maria Elisabetta Strozzi Odaldi, Eutorpia Tosini, Orsola Maria Troni Poggiolini, Fidalma Maria Vagnuci, Antonia Vertova Col eoni, Maria Pel egrina Viali Rivaruoli, Teresa Zani e 2 anonime). I Componimenti sono stati riediti di recente (fine 2006), dal a Editrice Eidos di Mirano. Nel a vita privata Luisa non fu fortunata e le traversie di famiglia la portarono sempre più lontana dal a vita culturale attiva e dal a fama. Oltre a dover al evare i cinque figli, cercò di risol evare le sorti economiche del a casa, specialmente dedicandosi al e traduzioni (alcune del e quali uscirono con la firma del marito) e al e imprese teatrali. Venne poi abbandonata da Gasparo, che si unì a una giovane francese, morendo poi a Venezia di epidemia il 18 luglio 1779. Alcune novità che riguardano in particolare il Friuli Occidentale
Nel a generale “riscoperta” dei Gozzi e di Luisa Bergal i, ci sono anche alcune novità che riguardano il Friuli (soprattutto Occidentale). Dal punto di vista storico, sia le lettere dei due fratel i Gasparo e Carlo, sia i documenti archivistici oggi al a Marciana offrono numerosissimi riferimenti al a realtà economica e sociale di Visinale e dei paesi del a Bassa, di Pordenone, di molti altri luoghi; ci aiutano a comprendere le strategie matrimoniali e i vincoli di amicizia e di solidarietà dentro i ceti dominanti, ma anche le inimicizie, le gelosie, le contrapposizioni, gli interessi convergenti o divergenti. Per quel che riguarda la letteratura e più in generale la cultura, le medesime fonti ci il uminano su episodi già conosciuti, ma che ora trovano nuova luce, per esempio lo sforzo di Luisa e di Gasparo per riunire in volume le rime di un autore friulano, Erasmo di Valvasone: l’operazione, compiutasi tra il 1736 e il 1741, non andò poi in porto a causa del venir meno di finanziamenti e sottoscrizioni, ma questo mostra ancor di più la capacità critica del a poetessa e del marito e, assieme, il loro legame con il territorio in cui si trovavano i maggiori beni di famiglia. Per quel che riguarda le opere di Gasparo, nel 2003 Mario Infelice e Fabio Soldini hanno edito i suoi interventi sul ’editoria e fra le opere da lui giudicate degne di pubblicazione oppure rifiutate compaiono anche scritti di autori friulani: il teologo domenicano Daniele Concina, di Clauzetto, il sacerdote moralista Michele Grandi, di Gonars, il pievano di Corbolone, don Michelangelo Salvietti, cui va aggiunto un Quinto Libro di aggiornamento degli Statuti di Pordenone. Dal e lettere di Gasparo appare ancor più chiaro il rapporto che aveva stabilito con l’intellettualità friulana occidentale, si pensi per esempio al medico e cattedratico Andrea Comparetti (di Visinale) o a Ernesto Mottense e ai fratel i Pomo (di Pordenone), specie il cronista Gian Battista, che era in corrispondenza anche con Carlo Gozzi. Da una rivisitazione del e Novelle di quest’ultimo, edite criticamente da Ricciarda Ricorda, vediamo che nel a stesura affidata al e stampe Carlo aveva tolto alcune espressioni dialettali che erano presenti nei manoscritti e che davano un senso realistico ai racconti. Esse testimoniano la fase di passaggio del patois di Visinale e del ’intero Pasianese dal friulano al veneto rustico: nel a prima novel a sono riportate le frasi «che udour è chist?» e «che pesta del diaul», mentre nel a decima troviamo «Al ladro, al ladro. Zuan, corri par chel gavin, salta el fos; Drea, tuoi la volta ai buzarat, tiraghe in tel chiaf par San Bel in». Sono chiaramente solo alcuni spunti, ma riteniamo siano sufficienti a mostrare come il rinnovamento degli studi gozziani e bergal iani giovi non solo al a letteratura italiana generale, ma anche al a storia friulana e pordenonese in particolare. Riferimenti bibliografici
Sul a famiglia Gozzi, e in particolare sui fratel i Gasparo e Carlo e su Luisa Bergal i, importanti sono gli Atti del convegno del 1986, gli epistolari e il catalogo del 2006, rispettivamente: Gasparo Gozzi. Il lavoro di un intel ettuale nel Settecento veneziano, Atti del convegno (Venezia-Pordenone, 4-6 dicembre 1986), a cura di I. CROTTI, R. RICORDA, Antenore, Padova 1989; G. GOZZI, Lettere, a cura di F. SOLDINI, Fondazione Pietro Bembo-Guanda, Parma 1999; C. GOZZI, Lettere, a cura di F. SOLDINI, Marsilio, Venezia 2004; Carlo Gozzi 1720-1806. Stravaganze sceniche, letterarie battaglie, a cura di F. SOLDINI, Marsilio, Venezia 2006. Le notizie inedite su Chiara qui riportate (e altre rintracciate) si trovano in: Archivio Storico del a Diocesi di Concordia-Pordenone, Variorum et Liber Monialium 1707-1817, fasc. Abbatissarum 1761-1816 (carta sciolta in antiporta, 1797, 4 dicembre; cc. 2r, 4v, 8r, 11r, 13v (fra il 1763 e il 1774); cc. nn. (25 settembre 1780, 25 settembre 1783, 20 aprile 1785, 10 maggio 1788, 24 maggio 1791, 24 maggio 1794, 2 dicembre 1797, 26 maggio 1800, 24 maggio 1803, 7 giugno 1809); Archivio Storico del a Diocesi di Concordia-Pordenone, Archivio Capitolare, Parte 12. Conventi-Monasteri-Seminario, cartel a 1, disposizioni ecclesiastiche e civili 1639-1807, fasc. 1, Liber Monialium, cc. nn. (22 gennaio 1751, 23 ottobre 1753, 17 aprile 1760). Sul a pubblicazione del e Rime di Erasmo di Valvasone, si rinvia al a più recente edizione: E. DI VALVASONE, Le rime, introduzione e note di G. CERBONI BAIARDI, bibliografia erasmiana, indici di A. DEL ZOTTO, Circolo Culturale Erasmo di Valvason, Valvasone 1993. L’antologia curata da Luisa Bergal i è la seguente: Componimenti poetici del e più il ustri rimatrici d’ogni secolo, Venezia 1726, nota critica e bio-bibliografica di A. CHEMELLO, Eidos, Mirano 2006, rist. anast. del ’ed. di Antonio Mora. Su Luisa Bergal i, è in corso una ricerca globale, biografica e critico-letteraria, da parte del a prof.ssa Catherine M. Sama della University of Rhode Island, che si sta occupando anche di Chiara, e in generale del e donne di casa Gozzi, e del e intel ettuali veneziane del Settecento. Un punto sul o stato del a ricerca è stato effettuato a Pasiano di Pordenone, nel a Biblioteca Civica, il 5 marzo 2007, in occasione del a presentazione in anteprima assoluta del a nuova edizione dei Componimenti curati da Luisa Bergalli, da parte del a prof.ssa Sama e del prof. Gilberto Pizzamiglio. Le due recenti riedizioni gozziane citate nel testo sono: G. GOZZI, “Col più devoto ossequio”. Interventi sul ’editoria (1762-1780), a cura di M. INFELICE, F. SOLDINI, Marsilio, Venezia 2003 e C. Gozzi, Novel e, a cura di R. RICORDA, Marsilio, Venezia 2001; fra gli studi e i contributi, si rinvia perlomeno a I. CROTTI, P. VESCOVI, R. RICORDA, I “mondo vivo”. Aspetti del romanzo, del teatro e del giornalismo nel Settecento italiano, Il Poligrafo, Padova 2001 (interessante il saggio di Ricciarda Ricorda, che studia in paral elo Gasparo e Carlo Gozzi) e F. SOLDINI, Inventario dei manoscritti letterari di Gasparo Gozzi, estratto da «Studi Veneziani» n. s. XLVI (2003), 355-391. A proposito dei Gozzi, il Comune di Pasiano, che ha partecipato attivamente agli avvenimenti del 1986 e poi a quel i del 2006, ha deciso di dedicare il nuovo teatro ai due fratel i Gasparo e Carlo (“Teatro Gozzi”) e di intitolare la Biblioteca Civica a Luisa Bergal i.

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